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Dopo i picchi registrati durante la pandemia e la successiva riduzione nei due anni successivi, il 2023 ha visto aumentare nuovamente il ricorso allo smart working.
Al momento il numero di lavoratori da remoto nel nostro paese si attesta sui 3,585 milioni e si prevede che toccherà facilmente i 3,65 milioni nel 2024. Un incremento del 541% rispetto al periodo pre-Covid!
L’aumento ha riguardato, in ordine di incidenza:
- le grandi imprese, 1,88 milioni di persone (oltre la metà dei lavoratori)
- le PMI, con 570.000 lavoratori (10% della platea potenziale)
- le microimprese (620.000 lavoratori, 9% del totale)
- Pubbliche Amministrazioni (515.000 addetti, 16%).
Il 96% delle grandi imprese ha implementato lo smart working a livello strutturale e di queste, un 20% sta lavorando per estendere la modalità agile anche ai profili tecnici e operativi precedentemente esclusi.
Il 56% delle PMI è ricorsa allo smart working adottando modelli informali gestiti a livello di specifici team.
Il 61% delle PA ha introdotto iniziative strutturate, soprattutto nelle realtà di maggiori dimensioni.
Le aziende che mostrano risultati migliori nella capacità di attrarre talenti, inclusività, engagement delle persone e work-life balance con iniziative mature di smart working, sono sviluppate attorno a quattro pilastri fondamentali:
- policy organizzative (offrire autonomia e flessibilità nella scelta di luogo e orario di lavoro, all’interno di regole ben definite)
- tecnologie
- riorganizzazione degli spazi
- comportamenti e stili di leadership.
Il 52% delle grandi imprese con progetti di smart working è maturo su tutte le dimensioni, solo il 16% della Pubblica Amministrazione e il 15% delle PMI raggiungono lo stesso livello di maturità.
Per il futuro:
- solo il 6% delle grande imprese si dichiara incerto sul mantenimento ed implementazione dello smart working
- il 20% delle PA, specie quelle di minori dimensioni, resta titubante sui possibili esiti
- il 19% delle PMI non sa ancora se e come adotterà il lavoro agile.
Parallelamente, il 2023 ha visto l’avvio di sperimentazioni di nuove forme di flessibilità lavorativa nelle grandi imprese:
- la settimana corta (meno di 1 grande azienda su 10 con esperienze pilota, spesso limitate a brevi periodi)
- le ferie illimitate (3%)
- timbrature eliminate ( 41%)
- Temporary distant working, periodi limitati di lavoro 100% da remoto, svolto anche dall’estero (44%).