I #social media, che un tempo sembravano il massimo esempio di democrazia digitale e di libertà di espressione, stanno vivendo una trasformazione che preoccupa molti utenti e osservatori. A inizio 2025, le novità in arrivo dalle principali #piattaforme sociali hanno sollevato dubbi e preoccupazioni, aprendo dibattiti accesi su quale direzione stiano prendendo. Tra le modifiche più discusse, la rimozione dei #filtri di bellezza su #Instagram, la rivoluzione del sistema di fact checking e l’aggiornamento delle politiche sui “contenuti sensibili” sono solo alcuni degli esempi di cambiamenti che hanno fatto storcere il naso a molti.
Iniziamo con il caso che ha scatenato maggiormente le polemiche: la decisione di #Meta di eliminare i filtri di bellezza su Instagram. Dal 14 gennaio 2025, la piattaforma ha chiuso Meta Spark, la funzionalità che permetteva ai creatori di contenuti di creare filtri personalizzati, riducendo il numero di filtri disponibili da oltre due milioni a soli 140. La motivazione ufficiale di Meta è quella di voler proteggere la salute mentale degli utenti, ma molti credono che dietro questa scelta ci siano motivazioni economiche e di controllo, in particolare per limitare l’uso dei filtri creati da terzi, ma mantenendo quelli sviluppati dalla stessa piattaforma. Sebbene la rimozione dei filtri possa essere vista come una mossa in favore del benessere psicologico degli utenti, la sensazione di molti è che il tutto sia legato a motivi di marketing e a un maggiore controllo sulla creazione di contenuti.
Ma questo non è stato l’unico cambiamento di rilievo. Meta ha infatti anche intrapreso una riforma del suo sistema di fact checking, abbandonando i fact checker esterni in favore di un gruppo di utenti selezionati dalla piattaforma. Questo modello, simile a quello già adottato da Elon Musk su X (ex Twitter), ha sollevato preoccupazioni in merito alla manipolazione delle notizie. La paura è che questo nuovo approccio possa favorire una distorsione dell’informazione, con il rischio che alcune notizie vengano oscurate o manipolate per sostenere determinati punti di vista, a discapito di un’informazione libera e imparziale. In un’epoca in cui la disinformazione è una delle principali preoccupazioni a livello globale, molti temono che l’introduzione di questo sistema possa accentuare ulteriormente la polarizzazione delle opinioni online.
In parallelo, Meta ha aggiornato le proprie politiche sui contenuti d’odio, introducendo la categoria dei “contenuti sensibili”, con l’obiettivo di limitare i contenuti sessualmente suggestivi. Tuttavia, questo aggiornamento ha avuto effetti collaterali inaspettati, in particolare per la comunità LGBTQ+. I contenuti associati agli hashtag #gay, #lesbian o #lgbtq+ sono stati etichettati come sensibili, mentre non sono stati presi provvedimenti analoghi per i contenuti eterosessuali. Questa nuova politica ha sollevato numerose critiche, con accuse di discriminazione nei confronti di una minoranza che già vive in contesti sociali complessi. Non solo: alcuni utenti hanno iniziato a utilizzare questo cambiamento per alimentare atteggiamenti di odio nei confronti della comunità LGBTQ+, creando una situazione ancora più problematica. Meta, costretta a rispondere alle critiche, ha dovuto prendere atto delle sue politiche problematiche e delle reazioni che avevano suscitato.
A un primo sguardo, potrebbe sembrare che queste riforme siano il frutto di una volontà di rendere i social network più sicuri e responsabili. Tuttavia, a guardare più da vicino, la sensazione che prevale è quella che questi cambiamenti siano legati a una visione più conservatrice del mondo digitale. Con l’arrivo di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti e l’affermarsi di altre figure come Elon Musk e Mark Zuckerberg, si è assistito a una progressiva politicizzazione dei social media. Questi strumenti, che dovrebbero essere neutrali e inclusivi, sembrano ormai sempre più orientati a sostenere determinate fazioni politiche e a marginalizzare voci che non si allineano con le loro posizioni.
Tutto questo porta a un interrogativo che molti utenti si stanno ponendo: quale sarà il futuro dei social media? Se i cambiamenti odierni sono solo un assaggio di quello che ci aspetta, la direzione sembra essere preoccupante. I social media, che un tempo erano visti come luoghi di espressione libera e di connessione globale, potrebbero trasformarsi in piattaforme in cui il pensiero critico e la libertà di espressione vengono progressivamente limitati. La manipolazione delle notizie, la censura di contenuti scomodi e la crescente polarizzazione potrebbero portare a una disconnessione tra le piattaforme e gli utenti, con conseguenti abbandoni di massa.
Inoltre, la proliferazione di fake news potrebbe essere alimentata da algoritmi che favoriscono determinati contenuti a discapito di altri, creando una visione distorta della realtà. Le previsioni per i social media del futuro non sono ottimistiche, e se non ci sarà un’inversione di rotta, potremmo trovarci di fronte a una forma di socializzazione online sempre più chiusa e orientata da interessi politici e commerciali.
Insomma, i social media stanno cambiando, e forse non nel modo che ci aspettavamo. Da strumenti di connessione e comunicazione, stanno diventando arene politiche e commerciali, dove le libertà individuali rischiano di essere messe in secondo piano. Se queste tendenze dovessero proseguire, il rischio di una massiccia disaffezione da parte degli utenti potrebbe diventare realtà. Se è vero che ogni cambiamento porta con sé delle opportunità, quelli che stiamo vivendo potrebbero portare a una diminuzione della qualità dell’esperienza digitale per molti. La speranza, ovviamente, è che le piattaforme sociali possano ritrovare un equilibrio, senza sacrificare le libertà fondamentali in nome del controllo o della propaganda.